INFINE È MORTO
Don Abbondio apprende con gran sollievo che don Rodrigo è morto e si
lascia andare ad affermazioni poco lusinghiere sul suo conto.
“- Ah! è morto dunque! è proprio andato! – esclamò don Abbondio. –
Vedete, figliuoli, se la Provvidenza arriva alla fine certa gente. Sapete che l’è
una gran cosa! un gran respiro per questo povero paese! che non ci si poteva
vivere con colui. E stata un gran flagello questa peste, ma è anche stata
una scopa; ha spazzato via certi soggetti, che, figliuoli miei, non ce ne
liberavamo più:
Non lo vedremo più andare in giro con quegli sgherri dietro, con
quell’albagia, con quell’aria, con quel palo in corpo, con quel guardar la
gente, che pareva che si stesse tutti al mondo per sua degnazione. Intanto,
lui non c’è più, e noi ci siamo. Non manderà più di quell’imbasciate ai
galantuomini. Ci ha dato un gran fastidio a tutti, vedete: ché adesso lo
possiamo dire.”
Don Abbondio è uomo che vive nella paura, ma alla notizia che il signorotto è
morto per davvero e non tornerà mai più in paese a dettar legge con l’aiuto di
amici potenti e violenti scagnozzi, tutti caduti vittime della peste, tutte le sue
paure svaniscono e si dimostra disponibile a sposare i due promessi nella
chiesa del paese.
“E più d’uno m’ha detto lo stesso. Ho poi incontrato Ambrogio che veniva proprio di lassù, e che l’ha veduto, come dico, far da padrone. Lo vuol sentire, Ambrogio? L’ho fatto aspettar qui fuori apposta. – Sentiamo, – disse don Abbondio. Renzo andò a chiamare il sagrestano. Questo confermò la cosa in tutto e per tutto, ci aggiunse altre circostanze, sciolse tutti i dubbi; e poi se n’andò. – Ah! è morto dunque! è proprio andato! – esclamò don Abbondio.”
INDIRIZZO: Via S.Antero
ILLUSTRAZIONE: Capitolo XXXVIII
FRASE: “Ah! è morto dunque!”